Pandemia e benessere psicologico: problematiche e consigli dello specialista

La pandemia si sta rivelando una minaccia non solo per la salute fisica, ma anche per quella mentale. Recenti studi di revisione ne hanno riscontrato l’impatto negativo, rilevando sintomi di ansia e depressione nel 16-18% dei partecipanti.

Ad approfondire il tema è la Dott.ssa Elena Campanini, Psicologa Specializzata in Psicoterapia cognitivo-comportamentale presso il Centro Medico Spallanzani di Parma:

“Le prime evidenze indicano che i soggetti più esposti a questa tipologia di problematiche sono le donne, i giovani, chi soffre di disturbi del sonno, chi presentava uno stato di salute già precario o chi ha parenti con COVID-19. Il supporto psicologico e la terapia cognitivo comportamentale possono proteggerci nel nostro quotidiano rispetto a quelle emozioni negative indotte dalla pandemia e dallo sviluppo di vere e proprie sindromi – spiega la Dott.ssa Campanini -. Questa pandemia ci dà l’opportunità di pensare che prevenzione e salute vogliono dire anche e soprattutto benessere emotivo, senza passare dal concetto di cura, facendo entrare nella vita di tutti i giorni l’attenzione ai nostri meccanismi emotivi. Prognosi incerte, l’incombente grave carenza di risorse per la diagnosi e cura, le ingenti e crescenti perdite finanziarie e l’avvicendarsi di provvedimenti da parte delle autorità, sono tra i principali fattori di stress che senza dubbio contribuiranno ulteriormente a un diffuso disagio emotivo e a un aumento del rischio di malattie psichiatriche associate a Covid-19”.

I SINTOMI

I sintomi più comuni, che possono indicare l’insorgenza di problematiche a livello di benessere dell’equilibrio mentale, sono:

  • insicurezza
  • confusione
  • isolamento emotivo
  • paura dello stigma, fra senso di colpa per essere causa di contagio ed essere emarginati per la paura dell’appestato

“Si tratta di reazioni normali, fisiologiche, che possono tradursi in una serie di reazioni emotive, come stress o condizioni psichiatriche e comportamenti malsani, quali l’uso di sostanze stupefacenti, il mancato rispetto delle direttive di salute pubblica, il confinamento in casa – sottolinea la Dott.ssa Campanini – Nell’affrontare una condizione di assoluta novità ed emergenza come una pandemia, la maggior parte delle persone sono resilienti e non cadono in una psicopatologia. In effetti, alcune trovano nuovi punti di forza. Tuttavia, nei disastri naturali “convenzionali”, negli incidenti tecnologici e negli atti intenzionali di distruzione di massa, la preoccupazione primaria è il disturbo da stress post-traumatico da esposizione a traumi. Le condizioni mediche dovute a cause naturali, come le infezioni virali potenzialmente letali, non soddisfano gli attuali criteri di traumatologia richiesti per una diagnosi di disturbo da stress post-traumatico, ma ne possono derivare altre psicopatologie, come i disturbi depressivi e d’ansia”.

QUALI SONO I SOGGETTI PIÙ A RISCHIO

Fra i soggetti più vulnerabili agli effetti psicosociali di una pandemia vi sono:

  • le persone che contraggono la malattia
  • coloro che sono ad alto rischio, compresi gli anziani, le persone con funzioni immunitarie compromesse, coloro che vivono o ricevono assistenza in ambienti comuni
  • persone con pregressi problemi medici, psichiatrici o di uso di sostanze stupefacenti
  • gli operatori sanitari particolarmente vulnerabili al disagio emotivo nell’attuale pandemia, dato il rischio di esposizione al virus, la preoccupazione di infettare e prendersi cura dei propri cari, la mancanza di dispositivi di protezione personale, l’allungamento degli orari di lavoro e il coinvolgimento nelle decisioni di assegnazione delle risorse emotivamente ed eticamente difficili.

“Più in generale – precisa la Dott.ssa Campaninile direttive di massa per il confinamento a casa sono nuove per tutti noi e suscitano preoccupazione su come le persone reagiranno individualmente e collettivamente. Alcuni dati dicono che l’isolamento forzato ha un impatto rilevante sul nostro stato di benessere emotivo”.

Ma perché una pandemia può generare un forte disagio emozionale?

  1. Si tratta di un evento traumatico che, come tale, può generare reazioni di stress disfunzionale.
  2. Provoca, direttamente o indirettamente, cambiamenti di abitudini e prospettive che possono comportare ripercussioni negative sulle emozioni, talvolta arrivando a generare reazioni emotive disfunzionali.
  3. Produce un senso di fragilità e incertezza, che in alcune persone contribuisce all’incremento del senso di ipocondria “cum materia”, ovvero una preoccupazione che, per quanto forse esagerata, ha un fondamento razionale alla base.
  4. La quarantena, e più in generale l’isolamento sociale, producono cambiamenti fisiologici.
  5. In alcuni casi, il disagio proviene dall’impatto che il virus ha avuto sul nostro modo di lavorare, o generando una profonda crisi finanziaria personale o strutturando metodiche di lavoro altamente stressanti (burn-out).
  6. Potrebbe esistere un legame neurobiologico fra la sintomatologia del Covid-19 e l’esordio o l’aumento della frequenza di sintomi relativi a ansia, panico, fobie prevalentemente a focus somatico.

I dati preliminari di uno studio scientifico su 2400 persone, promosso dal Dipartimento di Scienze Biomediche di Humanitas University per valutare l’impatto della pandemia da COVID-19 sulla salute e il benessere mentale della popolazione italiana e mondiale, hanno evidenziato diversi aspetti molto interessanti:

  • La maggioranza delle persone non aveva contratto il COVID.
  • Una parte consistente degli intervistati ha lamentato un peggioramento nei rapporti con il partner(21%) o con i figli (13%).
  • Il 50% dei lavoratori ha riportato un incremento nella faticapercepita durante lo svolgimento della propria attività lavorativa,
  • Il 70% circa degli studenti ha dichiarato una sensibile diminuzione della concentrazione nello studio.
  • Riguardo agli stili di vita, il 7-8 % degli intervistati ha aumentato il consumo di alcolici o di nicotina, oppure ha iniziato a farne uso, il 33% ha diminuito o smesso di praticare attività fisica e il 40% ha dichiarato di aver diminuito la propria attività sessuale.
  • Il 90% degli intervistati ha riportato di avere in qualche misura paura di infettarsi, circa il 77% aveva paura di poter infettare in qualche modo altre persone e il 65% ha dichiarato di avere in qualche misura paura di morire nel caso dovesse contrarre COVID-19.
  • Circa il 14% degli intervistati ha iniziato ad assumere ansiolitici o sonniferi e il 10% ha iniziato ad assumere antidepressivi, mentre il 19% di chi già li assumeva prima della pandemia ha avuto necessità di incrementarne il dosaggio.
  • Infine, il 55% degli intervistati ha dichiarato di aver avuto insonnia.

Inoltre, è emerso che gli adulti con figli minori di 16 anni, che avevano un maggiore grado di compenso emotivo, mostravano un pattern di resilienza coerente con quello dei bambini. In pratica, i genitori erano meno stressati se i loro bambini avevano livelli buoni di resilienza nell’affrontare la situazione negativa causata dal Covid-19. Più nel dettaglio, si tratta di quei figli che hanno meglio saputo adattarsi alla situazione, grazie alla capacità dei genitori di creare un contesto adeguato nel quale vivere una quotidianità più casalinga; nel quale poter studiare in DAD con un atteggiamento positivo e non insofferente; con una organizzazione giornaliera in linea, per quanto possibile, con quella precedente la pandemia e dove curare anche gli aspetti inerenti l’attività fisica.

COME PREVENIRE O AGIRE? CONSIGLI UTILI:

Dopo questa attenta analisi, è ancora la Dott.ssa Elena Campanini a fornire qualche consiglio utile per prevenire o arginare queste eventuali problematiche:

  • Rimanere informati senza esagerare, per capire correttamente la situazione durante la quarantena, cercando informazioni sanitarie precise e aggiornate (trattamento, situazione dei contagi nella località) e restando attenti in modo consapevole.
  • Adottare le misure di prevenzione (igiene delle mani, indossare la mascherina). In questo modo, l’impatto della pandemia può essere minore, con conseguente riduzione dei livelli di stress, ansia e depressione.
  • Scegliere l’ottimismo. Relazioni strette (anche se per ora rimangono virtuali) ottimismo sociale e fiducia nella società sono mediatori significativi tra benessere e depressione.
  • Quarantena, scelta consapevole e non obbligata. La maggior parte dei fattori negativi sulla salute mentale delle persone proviene dall’imposizione delle restrizioni e limitazioni delle libertà personale. Invece la quarantena volontaria, risulta associabile a meno stress e complicanze a lungo termine.
  • (Psico)-Educazione prima che cura. C’è bisogno di servizi di supporto alla salute che entrino nella vita di tutti i giorni senza stigmatizzarne la richiesta. Non c’è bisogno di essere malati per giovarsi di un sostegno qualificato a gestire meglio le nostre reazioni emotive. Questi servizi possono essere offerti anche per via digitale (telepsicologia).