Socialità virtuale, solitudine reale. La dipendenza da Internet.

I nuovi disturbi da Internet…

La psicologia è una scienza complessa e difficile, perché si occupa di quanto c’è di sfuggente nell’uomo, gli intricati percorsi della sua mente e della sua anima. E così, poiché l’uomo è un “animale” in continua evoluzione, anche questa scienza deve affrontare l’insorgere di nuovi disturbi, o meglio la veste nuova di disturbi antichi. Ci riferiamo alle cosiddette “patologie 3.0”, quelle legate a un utilizzo eccessivo e irresponsabile di internet e dello smartphone.

Disturbi cognitivi e comportamentali

Sono disturbi che interessano soprattutto il mondo dei giovani, condotti a prediligere il mondo online rispetto a quello reale. In altre parole sono disturbi che portano il soggetto a dare maggiore importanza al proprio alter ego virtuale rispetto al se stesso fisico e concreto, calato nel qui e ora della vita vera. Le patologie 3.0 sono molteplici e agiscono su più livelli:

  • Cognitivo. L’abuso da tecnologie può influenzare il modo di ragionare e l’esercizio di uno spirito critico. Per esempio per alcuni soggetti l’auditorium internauta assume un’importanza tale da condizionare l’autostima: più un soggetto raccoglie “mi piace” e follower e, più sarà propenso a valutarsi positivamente (ovviamente vale anche il contrario). L’uso dell’online porta anche molti ragazzi a non saper sviluppare un pensiero critico e a usare come unico metro di giudizio (e di verità) piattaforme come Wikipedia.
  • Comportamentale. La convivenza con lo smartphone influenza i comportamenti quotidiani: ci sono teenager che soffrono di insonnia, perché passano tutta la notte a chattare, giocare o navigare, e giovani in balia di vere crisi d’astinenza da smartphone o in preda a scatti d’ira e d’ansia perché rimasti senza connessione.

E, anche se gli esempi citati sono abbastanza significativi, c’è da aggiungere un ulteriore dato: attraverso lo smartphone il nostro sistema nervoso è costantemente esposto a stimoli sonori e visivi, come se fosse in costante stato di allerta. Ciò provoca un eccessivo affaticamento e, a lungo andare, perdita di creatività. Il nostro cervello infatti ha bisogno di tempo “vuoto” per annoiarsi, necessita di silenzio e buio per rigenerarsi.

Realtà offline, non-realtà online

A livello psicologico i fenomeni descritti possono avere devastanti conseguenze, fino a tramutare la socialità virtuale in un’assordante solitudine reale, nella mancanza di rapporti umani e nella carenza di relazioni interpersonali della normale vita quotidiana. Il problema più grande di chi soffre di una di queste patologie è operare la distinzione tra realtà offline e non-realtà online, non riuscire a vivere i social, le chat, i videogiochi come meri passatempi o al più come strumenti e occasioni per integrare le proprie esperienze sociali. Per molti giovani il confine tra vita privata e la “home” dei social è pari a zero, anzi, la vita privata assume senso e valore solo se condivisa. Ed è in questo contesto che nascono i casi di cronaca riportati dai media: ragazzi e ragazze sopraffatti dal mondo dei social network, quando la loro intimità diventa alla mercé di chiunque.

Ambulatorio di Psicologia e Psicoterapia – Centro Medico Spallanzani

I campanelli d’allarme legati a questo tipo di disturbi sono molteplici e da non sottovalutare. È importante che il genitore monitori il comportamento del figlio, soprattutto nella delicata fase adolescenziale, e richieda il parere di uno specialista quando necessario. Il Centro Medico Spallanzani, con il suo staff di Psicologi e Psicoterapeuti, offre consulenza e supporto concreto. Presso il Centro si possono effettuare colloqui, sedute singole e sedute psicoterapeutiche famigliari.