La sindrome feto alcolica: di cosa si tratta?

Si tratta di una tra le più gravi patologie del feto che deriva sostanzialmente dall‘assunzione di alcol durante i mesi della gravidanza. Fino agli anni ’60 le anomalie che riguardavano lo sviluppo dei neonati erano spesso ricondotte a fattori ereditari o, magari, ad una cattiva qualità degli spermatozoi.

Solo successivamente, approfondendo gli studi che riguardano i vari disturbi sullo sviluppo del feto, si è giunti alla conclusione che il consumo di alcol in gravidanza costituisce un serio pericolo per il normale sviluppo fetale.

Il feto, infatti, non essendo in grado di metabolizzare l’alcol come un adulto, in quanto sprovvisto di enzimi, accumula nel suo sistema nervoso i quantitativi delle bevande alcoliche rimanendo esposto per molto più tempo agli effetti nocivi.

Ovviamente le probabilità di causare danni al feto sono proporzionali ai quantitativi d’alcol che una donna incinta sceglie di assumere durante la gestazione.

Come si manifesta la sindrome alcolico-fetale?

I sintomi riconducibili a questa sindrome possono riguardare sia vere e proprie malformazioni ad organi e apparati, che disturbi riguardanti l’apprendimento e il comportamento.

E’ bene sottolineare che i disturbi possono variare a seconda del periodo della gravidanza in cui la donna ha fatto uso di alcol.

Con l’assunzione di alcol nei primi tre mesi il rischio è quello di dismorfismi facciali particolarmente evidenti tra otto mesi e gli otto anni di crescita.

Un’esposizione all’alcol durante la seconda metà della gestazione può invece essere causa di ritardi nella crescita (soprattutto per quanto riguarda il peso e l’altezza).

A queste disabilità primarie si affiancano poi quelle secondarie che compaiono con l’aumentare dell’età. I disturbi cognitivi legati a questa sindrome sono in particolare l’iperattività e la mancata capacità di attenzione, anomalie che diventano causa di un’esperienza scolastica del tutto negativa (60%); può manifestarsi inoltre in una totale mancanza di autonomia (80%) e quindi nell’ incapacità di badare a se stessi, nell’isolamento (50%) e sfociare con l’età in gravi problemi legati alla sfera sessuale (50%).

Alcuni dati rilevanti.

Alcuni studi hanno dimostrato che una percentuale di donne compresa tra il 4 e il 40% che fa uso di alcol durante la gravidanza partorisce poi bambini affetti dalla FAS (Sindrome Feto Alcolica).

L’Istituto Superiore di Sanità, mediante alcune ricerche sul meconio (prime feci dei neonati) ha appurato che l’esposizione prenatale all’alcol è mediamente del 7,9%.

Sebbene non esistano dati italiani circa l’incidenza della FAS, uno studio condotto nel centro di alcologia del Policlinico Umberto I di Roma stima una prevalenza pari a 1,2 su 1000 nati vivi.

L’abuso di alcol può danneggiare il feto in qualsiasi fase della gravidanza, soprattutto se il consumo supera gli 80 grammi al giorno.

Diagnosi della sindrome feto alcolica.

Esistono alcuni metodi utili ad accertare il consumo alcolico: la storia del consumo da parte della donna o l’eventuale denuncia dell’abuso da parte di parenti o amici; la misurazione dell’alcol etilico nel sangue che però è in grado di fornire solo un’ indicazione di consumo recente; la determinazione dei biomarcatori neonatali di esposizione come l’etilglucuronide che viene rintracciato nel meconio del neonato nel suo primo o secondo giorno di vita.

Come prevenire la sindrome?

La prevenzione della sindrome feto alcolica deve riguardare tre livelli:

– l’informazione: è importantissimo informare le donne in gravidanza e i loro partner sul rischio derivante dall’assunzione di alcol anche in quantità limitate;

– la sensibilizzazione della popolazione sul problema, informando tutti sui rischi e pericoli per il futuro nascituro;

– intervento tempestivo da parte del medico che ha riconosciuto nella gravidanza il pericolo di incorrere nella sindrome.

 

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